martedì 15 dicembre 2009

Velisti… in letargo…



Prendo spunto dall’editoriale di Fare Vela di Novembre per alcune considerazioni al riguardo. Nell’articolo, peraltro molto ben scritto, si accenna ad alcuni numeri che dovrebbero tranquillizzarci sullo stato di “ottima” salute in cui versa la vela Italiana rispetto a quella americana. Ovvero che a un calo del 40% dell’attività velica americana dal 1997 ad oggi corrisponde un incremento dei tesserati alla Federazione Italiana.
Ma i tesserati regatano o siamo arrivati alla presunzione che un velista diventa tale con la tessera FIV nel portafoglio.
Ritengo che non ci sia alcuna confusione sulle troppe classi o “troppi” eventi, dato che leggiamo di tesserati il problema casomai è da ricondurre a QUANTI realmente praticano agonisticamente la vela.
Il dato di fatto che molti tendono ad ignorare è che in Italia sono sparite le derive, dal 1997 ad oggi il crollo dei partecipanti alle regate è stato ben oltre il 40%. Tanto per citare qualche numero nell’allora XIIIa Zona si disputavano le zonali 470 con 40 barche oggi siamo ridotti a 6/7.
Se vogliamo trovare delle motivazioni plausibili dobbiamo andare oltre. Diamo per assunto che la Vela è uno sport di nicchia, solo per gente che se lo può permettere ma attenzione bene, questo aspetto non riguarda solo gli armatori ma vale anche per gli equipaggi.
A molti sfugge ma vi invito ad osservare attentamente, il 90% dei velisti appartengono ad un’estrazione sociale medio alta. E’ estremamente difficile trovare il figlio dell’operaio a bordo di un Farr40, di un Melges o di una qualsiasi barca da regata.
Per chi NON è professionista, andare a regatare, anche se si è spesati o “pagati”, è un lusso e non tutti se lo possono permettere. Il tempo da dedicare per allenamenti e regate è rubato alla propria attività che dev’essere abbastanza remunerativa da portertelo permettere.
Certo chi riesce a praticarla si diverte ma per chi sta fuori non è vero che non ci capisce un gran che anzi è tutto estremamente comprensibile.
Facciamo un esempio quando il cucciolo passa dall’optimist, magari messo a disposizione dal circolo o dalla scuola vela, alla deriva i costi diventano insostenibili e non c’è sacrificio economico che tenga e questo è un dato di fatto da sempre non certo da quando siamo in crisi economica.
Quando si tratta della crisi di un settore come la vela la tendenza è quella sempre di valutarla unicamente dal punto di vista prettamente economico, raramente se ne fa una questione di atteggiamento verso il nostro sport.
Gli anni di assoluto lassismo da parte della Federazione non hanno fatto altro che allontanare i ragazzi dal nostro sport che come qualsiasi altro sport necessita di pazienza, abnegazione e sacrificio, sacrificio, sacrificio.
Cosa differenziava le generazioni passate da quelle di oggi, apparentemente nulla avevamo gli stessi stimoli, lo stesso desiderio è la passione che non è stata più alimentata e senza passione stimoli e desideri presto soccombono.
E’ vero dopo infiniti anni di letargo e di “irrispettoso” atteggiamento della Federazione verso i giovani il new deal di Carlo Croce potrebbe portare al tanto auspicato cambio di rotta. E’ un progetto, è qualcosa che sta nascendo, oggi però non c’è nulla di concreto su cui si possa gioire se non l’ottimismo che trasmette il nostro nuovo Presidente. Resta il fatto che è qualcosa che sta accadendo.
La riforma dell’attività giovanile, pur essendo una buona idea, che deve essere supportata si dalla federazione necessita di una differente politica di cantieri e velerie. Sono loro per primi che dovrebbero porsi come partner, non più nell’ottica del business ma in quella di sponsor, altrimenti il bacino d’utenza sarà sempre lo stesso ed ogni sforzo risulterà vano.
Velisti o presunti tali tirate fuori la tessera FIV dal portafoglio e USATELA…

6 commenti:

Anonimo ha detto...

A proposito di numeri e derive vi consiglio di andare a vedere (www.assolaser.org)i numeri dei tesserati (pag.4) e dei "rankati" (pag.15)della classe laser riportati nel resoconto dell'assemblea che si è svolta domenica, un bell'esempio di controtendenza.
Ciao a tutti
Tintin

Anonimo ha detto...

A proposito di numeri e derive vi consiglio di andare a vedere (www.assolaser.org) i numeri dei tesserati(pag.4) e dei "rankati(pag.15), li trovate nella relazione dell'assemblea che si è svolta domenica.
Un bell'esempio di controtendenza!
saluti a tutti
Tintin

Anonimo ha detto...

forse ho mandato due commenti uguali
scusate

El Vigo ha detto...

heilà Tintin citi un esempio pressochè unico dato che il Laser da sempre fa storia a se... ma nella fattispecie si parla sempre di "SOCI" pertanto vale lo stesso discorso dei tesserati FIV.

Pdm ha detto...

anesBel post!
Al di la della questione della vela giovanile, troppo complessa e lontana per chi come me ha iniziato tardi ad andare in barca , penso che la vela non sia uno sport "di pronta beva" e questo ne limita molto la diffusione. Siamo sicuri che, ad es,andare a sciare costi meno? non è che forse è più facile e meno impegnativo l'approccio? Praticare a livello più o meno agonistico la vela assorbe tantissimo, quasi tutto, tempo libero. Quanti di voi (non prof) riescono ad accettare più del 30-40% di imbarchi?. Ultima considerazione , il nostro è uno dei pochi sport praticabili con i figli, detto questo cercherò di tenere lontano mio figlio (5 anni) dall'optimist!
Pdm

La Libellula ha detto...

Il problema è molto più serio di quello che sembra e non investe solo la cantieristica e l'indotto vario che specula sulla disponibiltà economica degli attuali velisti ma riguarda anche le istituzioni.
Prima di tutte la Capitaneria di Porto e le sue ordinanze: da noi è vietato bordeggiare in porto, bisogna stare ad almeno 300 metri dalla costa, non oltre 3 miglia, i corridoi di accesso sono stretti e innaccessibili per una deriva che non può essere lasciata ne' a riva ne' in acqua... insomma i ns. ragazzi dovrebbero essere dei martiri della vela più che velisti!
Di fatto già da tempo non c'è ricambio generazionale e quei pochi dopo un po' si stufati di stare in mare da soli.
Per esaminare il problema a fondo pèrò ci vorrebbe ben altro.... un G8 della vela?