domenica 4 ottobre 2009

Good things come to those who wait





LA BIRRA SIMBOLO DI DUBLINO COMPIE 250 ANNI, GLIENE RESTANO NOVEMILA (QUASI)

Il rituale rigoroso della spillatura, 119 secondi e mezzo in cui la schiuma si accomoda in superficie e svela il rosso rubino del corpo.
Un'attesa dolce, un'agonia persino desiderabile, il preludio della pinta perfetta.
Poi, finalmente, quel gusto asciutto e maltato, il solletico in gola, la sintonia delle note di caffè e liquirizia che zittiscono la sete.
Altro che birra, la Guinness è una maestra di sapore con alle spalle, quest'anno, 250 primavere:
E' senza dubbio costume, se non uno stile, almeno un pezzetto di vita.
E' cultura liquida da consumare in vetro alla temperatura giusta, il Colosseo e insieme il Louvre dell'Isola verde.
A Dublino la producono dal 1759, sempre con la stessa ricetta a base di acqua della Wicklow Mountains, orzo e lupolo, con l'aggiunta di un velo di mistero, l'immancabile ingrediente segreto, il lievito secondo Arthur Guinness.
Il mito è nato nella sua testa quando aveva 34 anni, pochi soldi e la voglia di interrompere lo strapotere spaccafegato di whisky e gin.
Doveva inventare un'alternativa per le serate degli operai e la trovò nella birra stout, scura, con appena quattro gradi o poco più.
Non era per niente annunciato, ma fu un trionfo:
10 anni dopo arrivarono i primi ordini dall'Inghilterra, oggi viene bevuta in 150 paesi, ogni giorno in 10 milioni di pinte.
Ha estimatori ovunque, a Hollywood tanto per cominciare:
Tra i suoi fan ci sono Matt Damon, Russell Crowe e Gwyneth Paltrow; Daniel Craig con la scusa che la guinness non ha nemmeno una traccia di grasso, ne ha trangugiato boccali e boccali mentre si scolpiva il fisico per interpretare James Bond, godendosi il lusso di mandare a quel paese ogni senso di colpa.
Decisamente maggiore è il debito contratto dagli U2, scoperti nel 1977 grazie a una ricerca di talenti promossa proprio dal marchio con l'arpa celtica.
Il suo sapersi porre come una di famiglia dipende da questa ed altre iniziative di contorno, come le decine di spot pubblicitari:
Quelli attuali a volte trasgressivi, e quelli storici, firmati John Gilroy, in cui i tucani, impensabile orgoglio nazionale, svolazzano con le pinte in equilibrio sul becco.
E' stato invece Sir Hugh Beaver, alla guida del gruppo negli anni '50, ad avere l'intuizione di raccogliere in un libro tutti i tipi di record.
Di lì a poco il "Guinness dei Primati" avrebbe fatto il suo ingresso trionfale sugli scaffali.
Intanto, in ogni pub irlandese che si rispetti, come il "Brazen Head" citato nell'Ulisse di Joyce, gli habituè sono felici di offrire una pinta ai nuovi arrivati in segno di ospitalità.
Succede da 250 anni, da quando Arthur Guinness concluse l'affare della sua vita affittando il birrificio abbandonato di St. James Gate per 9mila anni e un canone di appena 45 sterline.
Succederà ancora, dunque, come minimo per altri 8.750 anni.

N. B. : chi ha avuto la pazienza di leggere tutto potrebbe pensare:
"hai visto ... anche il Pacio ha imparato a scrivere".
Ahimè non è così, l'articolo di autore non noto è ripreso integralmente da First, il nuovo mensile di Panorama.
Perchè qui?
Al solito senza motivo dominante, ci piaceva, ci piace farci prendere dalla stupidera e stupirvi ogni tanto.
Ci piace a tal punto che questo è il primo articolo della nuova rubrica AV lifestyle, quella con cui di tanto in tanto vi parleremo d'altro....

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